Casaleggio, pifferaio suonato?

 

E’ innegabile che Casaleggio abbia rapporti con i poteri forti (come ne ha chiunque sia a un livello appena superiore a quello della triade d’antan maresciallo/ parroco/ farmacista). E non esistono poteri forti che prescindano dagli ombrellai d’oltreoceano. Impossibile che non ne siano a conoscenza i begli addormentati del Partito, che però si sono guardati bene dal rimarcarlo. Il motivo è presto detto: quei 

poteri non possono venir nominati, mai deve essere scalfita la vulgata corrente che li vuole innocui circoli dopolavoristici (anzi del golf). A costo del suicidio, dell’uscita di scena anche fisica, mai si deve ammettere che queste cupole dirigano, non per generiche influenze ma direttamente, tutta l’italica politica: non è tanto perché se lo si facesse tutte le nostre mummie, prima o poi, rimarrebbero senza bende, è che i decisori non vogliono essere additati (anche se ormai si preoccupano sempre meno di salvare le apparenze: il viaggio del servo quirinalizio alla casa madre e la calata di Kerry a malapena velata dalla foglia di fico delle medicine ai ribelli siriani sono di un’evidenza fluorescente)

 

Ciò detto, resta da capire quanto l’umorale Beppe ci è o ci fa. Grillo fa politica, in senso lato, da decenni. Fu un atto politico, in fondo, che lo portò all’esilio televisivo. E’ vero che la passione può essere recitata: un attore che applichi fino in fondo il metodo dell’Actors Studio, dopo una lunga serie di repliche può addirittura autoconvincersi della propria sincerità, introiettare il proprio ruolo (qualcuno ricorda “Il generale Della Rovere”?).  Ma se la passione del nuovo leader è finta occorre far ricorso all’Academy e assegnargli l’Oscar rubato da altri.

 

La mia impressione, del tutto intuitiva, da rabdomante disinformato, è che, quali che fossero le intenzioni iniziali, la valanga abbia travolto gli stessi iniziatori. Grillo, forte del suo ormai indiscusso carisma e del seguito oceanico, potrebbe decidere di sottrarsi alle direttive, se direttive vi sono. Ma anche se non lo facesse e tentasse di incanalare la protesta verso obiettivi poco significativi dal punto di vista strategico, non gli riuscirebbe facilmente: questi ragazzi saranno pure sempliciotti (non quanto si sforza di farli apparire la sapiente operazione mediatica che seleziona gli attivisti o gli eletti più ‘candidi’) ma se non si mette mano a nulla di concreto non se ne staranno lì a obbedire (non sono ricattabili, non ancora perlomeno, come i volti nuovi presentati di volta in volta dai vecchi partiti) e non possono più essere cancellati con un click del mouse.

Grillo poi dovrebbe procurarsi una nutrita scorta. Chi lo ha votato non lo ha fatto come in passato, facendo finta di credere alla buona fede del candidato, valutando la tara di quel che diceva, rassegnato a saperlo ladro pur di trarne qualche piccolo vantaggio. Non lo hanno votato così come votavano Berlusconi, che se si rivelava un adorabile bugiardo, beh, c’era ancora la tranquillità economica sufficiente per prenderla bene e ammirare la faccia di bronzo. Gli elettori di Grillo ci credono davvero. E sono molti quelli che non hanno più nulla da perdere

Non sarebbe la prima volta, del resto, che gli americani si vedono sfuggire di mano pedine astutamente costruite; che un movimento di disturbo, di ridotte dimensioni, si sia ingigantito fagocitandone altri e divenendo ingestibile.

 

In quanto al potere della rete, è ora che la si finisca di inneggiare al web per la vittoria del M5S. La rete è stata fondamentale per forgiare il gruppo degli attivisti e dei candidati ma per i milioni di elettori di Grillo la vera spinta è stata data dalla TV. O ancora si crede che la TV sia soltanto talkshow? Grillo ha costretto la montagna ad andare da lui. Paradossalmente per chi non comprende certe sottigliezze della comunicazione, i suoi interventi hanno dominato il circo televisivo proprio perché brevi, proprio perché spezzettati. Brevi ma intensi e accompagnati dal coro delle piazze strapiene. La gente ha votato senza conoscere i candidati, senza uno straccio di campagna sul territorio in quasi tutto il paese. E naturalmente, dati i numeri, senza consultare il WEB. Ha votato perché Grillo in TV c’era sempre, non foss’altro come Grande Assente, convitato di pietra dei nostri non più giovani gaudenti.

 

(anche su Oltre la notizia)

 

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Commenti: 2
  • #1

    Francesco Caroli (giovedì, 04 aprile 2013 19:28)

    Alla fine ci mancava pure irridere gli elettori, adesso se la prende anche con chi lo ha votato. E la cosa non è priva di una sua logica. Se tu pensavi che Beppe Grillo sognasse un grande Movimento, un profondo rinnovamento o una personale dimensione politica di spessore, allora non avevi capito niente. Lui è un comico. Ciò che gli serve è molto semplicemente un aggancio alla politica, un manipolo di supporters, una struttura logistica che gli permetta di continuare a fare il comico, per l'appunto. Non si può cavar sangue da una rapa.

  • #2

    Elio Paoloni (giovedì, 04 aprile 2013 20:06)

    L'articolo metteva appunto in dubbio le intenzioni dei fondatori del movimento. Gli eletti non saranno facili da gestire, dicevo, e questo si dimostra vero, per ora con una piccola fronda.
    Se pensi che mi senta irriso io ti sbagli di grosso: approvo la linea attuale (con qualche critica: avrebbero dovuto fare proposte più precise su un personaggio esterno che Bersani non potesse rifiutare legato ai punti principali del programma. Non sarebbe cambiato nulla, Bersani non può arretrare su nessun punto importante, ma sarebbe stato più chiaro che è Bersani a pretendere senza offrire niente).