Diavolo

Finta blasfemia

 

A Dio forse non credo ma al Diavolo sicuramente sì. E’ difficile rintracciare gli indizi della Provvidenza mentre è facilissimo intravedere la malignità, la crudeltà, l’irrisione, propri dell’operato diabolico. Non che sia impossibile supporre, a volte, l’intervento divino – o angelico – ma

l’interpretazione di certi segni non riesce a superare il vaglio del dubbio. Ogni “benedizione” può essere spiegata come un episodio casuale, avvenuto in realtà nell’indifferenza divina. Non "nell’assenza", perché se non sono certo di credere alla sua benevolenza, non potrei certo dire – nessun essere umano sano di mente potrebbe dirlo seriamente - di non credere in un creatore, o motore, o ordinatore: lasciate perdere i professori di matematica che professano l’ateismo duro e puro; nessun grande scienziato, nessuno, ha mai dubitato neppure per un istante dell’esistenza di una intelligenza suprema. Il difficile è credere in un Dio sollecito, paterno, benevolo, interessato a ogni singolo essere umano, alla felicità del suo popolo, CEO di qualche miliardo di solleciti Custodi. Ammesso che la storia umana lo riguardi in qualche modo è più facile immaginarselo come un imperatore che assiste distratto al massacro dei gladiatori nell’arena.

 

L’eterogenesi dei fini non è una curiosa eccezione, è quasi una norma. Nei libri a un certo punto ho cominciato a trovare interessanti quasi soltanto gli scherzi del destino. Venero Proust anche per gli esiti paradossali di alcune situazioni: i personaggi si contemplano sbalorditi, chiedendosi come hanno fatto a cadere proprio nelle trappole che disprezzavano. Amori ridicoli, di Kundera, è una summa di questi atroci scherzi. Il dono dei Magi di O. Henry ne è un buon esempio, anche se i reciproci doni di una coppia, resi inutili dal sacrificio di ciascuno, recano gioia comunque. La contemporanea assegnazione di “ottocentomila libri e dell’oscurità” (nomina di direttore della Biblioteca  Nazionale e avanzare della cecità) veniva attribuita da Borges alla finissima ironia di Dio. Avrebbe dovuto riferirsi più propriamente all'altrettanto fine ironia del principe di questo mondo.

 

Se, insomma, quelli che sembrano doni della Provvidenza possono sempre essere attribuiti al caso - quando non alla rigorosa, per quanto sotterranea, concatenazione delle azioni umane - le innumerevoli beffe, così paradosaali, così puntuali, così ricorrenti,  non possono certo rientrare nei computi statistici. Il destino cinico e baro ha un volto, anzi un ghigno, e una coda. Non mi si venga a raccontare che è il caso a muovere certe pedine. Il caso non ha il senso dell’umorismo. Il caso non si cura dell’hybris. Un caso che coincide con la nemesi io lo chiama Fato. Siamo nel divino. Se però i pagani - e gli israeliti -  potevano contemplare deità vendicative (più infuriate che divertite, in ogni caso) noi siamo troppo lontani da questo: accogliendo l’eredità giudaica possiamo anche pensare a un castigo terreno, ma si tratta di contrappassi comminati con triste severità, di perdizioni commisurate a gravi e deliberati peccati. Ce ne sono così poche di queste condanne: i superbi e i malvagi muoiono tardi e bene, di solito, mentre un destino beffardo attende i buoni e gli ingenui. Un sadismo non riscontrabile in nessuna delle deità più truculente sembra incombere sulle vicende della quasi totalità degli esseri umani.

 

Mettiamola così: qualcuno si occupa dei casi nostri e non è benigno. Vero è che i nostri vecchi dicevano “passa l’angelo e dice amen” (anzi ammén) in caso di comportamenti strambi, ma quest’angelo così poco custode e tanto crudele, che invece di sostare dietro di noi “passava”, si limitava banalmente, meccanicamente, a eternare posture momentanee o dichiarazioni avventate, non aveva il gusto e la fantasia necessari a escogitare ingegnosi e divertenti contrappassi. Non ti fare mai jabbu, dicono nel Salento. Sta per non stupirsi, non scandalizzarsi e non giudicare. Se stigmatizzi qualcosa, eccolo là, il Diavolo ascolta, registra scrupolosamente e dice “è questo che ti ucciderà”. Ci capita esattamente quello che temevamo. Oppure ciò a cui non avremmo mai pensato. Ciò che affannosamente respingevamo e ciò di cui non ci siamo mai curati: per la beffa sono un unico alimento. Gli estremi della comicità.  

 

No, se fino a un certo punto ti si puoi gingillare con perifrasi e allegorie, sfumare elegantemente e modernamente fino a definirlo metafora di una mancanza, arriva il momento che intravedi perfettamente lo zoccolo fesso. Le trame sono sempre più evidenti, ai miei occhi. Chi colpisce ha un nome. Sento la puzza di zolfo. E non si tratta solo del destino, lo avverti mentre complica le cose, mentre confonde e divide, lo senti sprigionarsi dentro, impossessarsi di te o lo vedi affacciarsi alle iridi della persona di fronte. E’ una forza centripeta che allontana, separa e alla fine, scansandosi, lascia collassare nelle collisioni, nei corpo a corpo. Lo so che avete altri nomi per tutto questo. Oh sì, c’è un nome per ogni cosa. E lui ve ne fornirà a iosa, altri nomi, sempre nuovi: è un esperto nel rinominare, nel confondere. E’ il principe dell’eufemismo, er mejo a nascondino.

 

E se esiste lui, deve esistere anche Dio. Ma contrapporrà le sue armate o ha sciolto l’esercito e ha deciso di regnare in altri ambiti, abbandonando questo universo fallato a chi davvero si occupa con piacere dei fatti nostri? Oppure si china ancora sulle sue statuette? E quante volte per millennio? E chi preferisce? Perché si distrae? Certo non sempre ripara i torti come ha fatto con Giobbe. Giobbe, appunto, non c’è lettura più importante. Di proverbiale  è rimasta la sua pazienza, ma non era la qualità più importante. Era giusto, era devoto e soprattutto era incazzoso. Si ribellava, voleva citare il Signore in giudizio. Lui si sentiva nel giusto, sbatteva sul tavolo la sua innocenza, il suo buon diritto. Quanti di noi potrebbero farlo? E poi abbiamo imparato – fin troppo – il valore del sacrificio, della sofferenza. Ci sentiremmo così poco umili, così poco eleganti, ora, dopo la Croce, a rivendicare mogli e armenti. 

 

 

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Commenti: 1
  • #1

    Juicer Review (domenica, 14 aprile 2013 10:03)

    This is a great write-up! Thank you for sharing!